Si stanno concludendo in questi giorni le competizioni sportive delle squadre professionistiche italiane. Da assegnare ci sono ancora due posti: l’ultimo team che potrà partecipare alla prossima serie A ed a tal uopo, domani sera ci sarà la gara tra Pisa e Monza che decreterà questa squadra, la gara di andata si è conclusa sul risultano di 2 a 1 per il Monza, si ripartirà da questo risultato, chi al termine dei 180 minuti avrà segnato più gol sarà ammesso alla prossima serie A: essendo le due formazioni giunte a pari punti nella stagione regolare, l’equilibrio potrà, eventualmente , essere rotto anche dai tempi supplementari e, in caso di necessità dai calci di rigore. Sempre domani, si giocheranno le semifinali di ritorno dei play off promozione per accedere al prossimo campionato di serie B, le gare in programma sono Padova-Catanzaro e Palermo-Salò , le vincitrici dei due scontri, si sfideranno la prossima settimana in gare di andate e ritorno per definire la ventesima partecipante al prossimo torneo cadetto.
Il campionato di serie A, di gran lunga il più bello(Non vedo l’ora ricominci!), emozionate ed incerto degli ultimi anni, ha visto molti punti di interesse, che si sono esplicitati solo negli ultimi minuti giocati. Lo scudetto è andato al Milan, nell’ultima giornata erano solo due i punti che separavano le due formazioni, dopo un lungo testa a testa a tre dove le milanesi e il Napoli hanno lottato fino quasi alla fine per il titolo, con i partenopei che hanno ceduto nel mese di aprile, ma che comunque si sono classificati terzi a 7 punti dai rossoneri.Sia Milan che Inter, nel trentottesimo turno hanno vinto per 3 a 0 la loro rispettiva sfida, mantenendo incerta fino alla fine la lotta per il titolo. Scorrendo di sotto la classifica, c’era la sfida per la supremazia cittadina di Roma: roma e Lazio, si sono di fatto alternate tutta la stagione fra quinto e sesto posto, alla fine anche in questa stagione la Lazio si è classificata davanti alla roma, con un punto di differenza.
La lotta alla permanenza in serie A, a mio avviso, ha regalato una alternanza di grandi emozioni, ma soprattutto la consapevolezza, che valori come sportività, lealtà e correttezza sono propri della nostra cultura sportiva, ma anche extra sportiva. Nell’ultima giornata di campionato, con Venezia e Genoa già retrocesse (retrocessione aritmetica solo all’ultima giornata, contesa della salvezza incerta fino all’ultimo) si giocavano l’ultimo posto per la salvezza Salernitana e Cagliari, con i campani che avevano due punti in più dei sardi. Ultima giornata di campionato Venezia-Cagliari e Salernitana-Udinese, i friulani, salvi da settimane senza ulteriori traguardi da raggiungere, hanno giocato la loro partita, portando a casa una nettissima vittoria per 4 a 0 in trasferta, contro una Salernitana incredibilmente contratta e tesa. In laguna, al Cagliari sarebbe bastato un solo gol per mantenere la massima serie, ma il Venezia già retrocesso, è riuscito a difendersi con ordine, senza regalare niente agli avversari, terminando l’incontro a reti inviolate, sancendo la retrocessione dei sardi in serie B. Molto spesso, in situazioni del genere, i malpensanti sono propensi a credere, che le formazioni avversarie di quelle in lotta per un obbiettivo importante, tendano , diciamo, ad “impegnarsi di meno” , molti pensavano a un “biscotto” servito alla Salernitana, invece tale biscotto, ha rischiato di essere molto indigesto!
Nel novembre del 2017, scrissi l’articolo ANNO 0, successivo alla eliminazione per mano della Svezia ai play-off per accedere alla fase finale dei Campionati del mondo di calcio che si sarebbero svolti l’estate seguente in Russia. Ricordiamo , che l’Italia non partecipo’ alla prima edizione svoltasi nel 1930 e vinta dai padroni di casa dell’Uruguay, da allora fino al 2014 avrebbe sempre partecipato , vincendo 4 volte, perdendo 2 finali ed arrivando una volta terza ed una volta quarta. In quel novembre 2017, sorse, la necessità di resettare un po’ tutto in seno alla Nazionale maggiore: per superare l’onta della eliminazione cocente, dopo aver toccato (metaforicamente) il fondo, si decise in prima battuta di sollevare dall’incarico di Commissario tecnico Giampiero Ventura, scelto , forse, troppo frettolosamente, con un curriculum da allenatore di provincia, assolutamente inadeguato per il ruolo, e lontano anni luce per carisma e bravura dal suo predecessore Antonio Conte. Comincio’ il casting, con tutti profili di alto livello professionale, da Ancelotti ad Allegri, fino a Roberto Mancini, che fu il prescelto. Subito l’ex calciatore ed allenatore fra le altre della Lazio, riuscì a trasmettere fiducia ed entusiasmo all’ambiente con una record di risultati e soprattutto vittorie consecutive che fece dimenticare , abbastanza velocemente la grossa delusione, si ebbe la sensazione, di aver fatto centro e di essere ripartita nel migliore dei modi possibili. Lo scorso luglio si arrivo’ al picco della gestione Mancini, come tutti ricordiamo con “orgoglio” alla grande vittoria agli Europei di calcio , contro ogni pronostico, con la finale vista ai calci di rigore contro l’Inghilterra. Forse l’Italia non era la nazionale piu’ forte, ma lo spiruto di gruppo messo in campo era , si il piu’ forte e coeso di tutti. La sensazione che avevo, partita dopo partita e che l’impresa poteva essere raggiunta, avevo le stesse sensazioni che provavo nel 2006, e cosi’ è stato: in meno di 4 anni dall’eliminazione ai mondiali al tetto d’Europa!!La storia recentissima, purtroppo, ci ha riservato una sorpresa ancor peggiore di quella del 2017. I gironi eliminatori, ancora una volta ci hanno visto (a vantaggio della Svizzera) arrivare secondi e, quindi, costretti ai play-off per qualificarci per la fase finale in Qatar, il primo mondiale della storia che si svolgerà nel periodo invernale. Il play-off erano piu articolati, con gare di semifinale e poi finale. L’ostacolo che ci si presentava era decisamente abbordabile : la Macedonia del nord (ranking Fifa oltre la sessantesima posizione) Inoltre avevamo il vantaggio di poter giocare tra le mura amiche la gara. Il resto è cronaca , la Macedonia del Nord, si è imposta a Palermo per 1 a 0 contro la Nazionale Campione d’Europa in carica. Potremmo attaccarci a qualche attenuante, Donnarumma il portiere , non arrivava serenissimo a questi spareggi: per via della recente eliminazione dalla champions league della sua squadra il Paris Saint Germain, dell’alternanza in porta con il compagno Keylor Navas; nell’ultimo turno di campionato la partitissima a Montecarlo contro il Monaco, aveva subito 3 reti, palesando molte incertezze. Nonostante cio’, non credo , ci si possa attaccare a queste cose, resta il fatto che è dal 2014 che l’Italia non partecipa alla fase finale dei Mondiali di calcio. In altri tempi il presidente della FIGC, avrebbe immediatamente rassegnato le proprie dimissioni, dopo questo fallimento, cio’ non è avvenuto il Presidente attuale a deciso di rimanere aggrappato alla poltrona di Presidente con tutte le sue forze e cosi anche il CT, che comunque il merito di vincere gli europei dopo 53 anni di digiuno lo ha. L’appuntamento è per il 2026 con la fase finale del mondiale in Nord America, alla quale per la prima volta parteciperanno 48 squadre , ben 16 in piu’ rispetto all’attuale Format, c’è da sperare che il detto ” non c’è due senza tre” questa volta venga disatteso!
Il 24 giugno 2021, il comitato esecutivo UEFA, ha formalizzato l’abolizione della regola secondo la quale i gol segnati in trasferta , in una competizione ad eliminazione diretta con gare di andata e ritorno, valgono il doppio. Questa regola era in vigore da tantissimi anni, precisamente dal 1965: era stata introdotta, con ogni probabilità, per incentivare il gioco offensivo e rendere piu’ spettacolari le partite. A quei tempi, i piu’ piccolini non lo ricorderanno, era ammesso il retro-passaggio al portiere che poteva tranquillamente raccogliere il pallone con le mani, di conseguenza una squadra che giocava in trasferta(come per altro in casa) poteva effettuare manovre di alleggerimento al portiere in qualunque momento, anche, ad esempio con un lungo retro-passaggio da centrocampo, in questo modo era molto piu’ semplice conservare un risultato, ma a discapito di spettacolo e marcature. Tornando alla regola recentemente abolita e sostituita dalla somma dei gol, il mio pensiero che oltre ad essere oramai anacronistica ed obsoleta, era anche iniqua: credo sia molto piu’ equo nel calcio attuale pensare alle sfide di andata a e ritorno come un confronto lungo 180 minuti , che si svolge in due occasioni differenti in due contesti ambientali differenti ed è giusto che a prevalere sia la squadra che al temine del doppio confronto abbia realizzato qualcosa di piu’ rispetto all’avversario. In questo modo il secondo confronto, la gara di ritorno, deve iniziare con il risultato seppur “virtuale” della gara d’andata ed è su quello che si dovrà ragionare nel corso della partita per determinare la formazione vincente. Il primo assaggio , di questa nuova regola si è avuto di recente, nei giorni scorsi con le gare di ritorno dei sedicesimi di finale di Europa League e di Conference League, sicuramente per molti , soprattutto gli appassionati piu’ anziani,ci vorrà un po’ di tempo per metabolizzare il nuovo regolamento ,ma sicuramente va a determinare un verdetto piu’ equo nelle competizioni in cui sarà adottato. Tornando un attimo alla regola del retro-passaggio al portiere, la regola venne modificata nel 1992, da allora i portieri non possono piu raccogliere con le mani i retro-passaggi volontari dei propri compagni di squadra nella propria area di rigore,( fuori dell’area di rigore, ovviamente, anche prima non potevano toccare il pallone con le mani), questo ha determinato un aumento del tempo effettivo di durata degli incontri, e l’incremento del gioco offensivo tutto a vantaggio dello spettacolo, non è un caso che anche il ruolo del portiere nel tempo è cambiato, non deve essere solo bravo tra i pali, ma è necessario che sia in grado di disimpegnarsi bene con il pallone tra i piedi e di gestire i retro-passaggi, sia in fase di costruzione per impostare le nuove azioni che sempre piu’ spesso partono da lui. In virtu’ di queste ultime considerazioni, va sottolineato, come negli ultimi anni, si sia modificato ed integrato il modo di allenare i portieri, non solo viene insegnato a “parare” , ma anche a giocare il pallone come gli altri compagni di squadra, questa evoluzione moderna del ruolo del portiere ,sta portando questo ruolo ad essere sempre più centrale nel gioco di ogni squadra.
E’ iniziato un nuovo anno il 2022esimo dalla nascita di Cristo, per me il nuovo anno è iniziato con l’effettuazione del della terza dose del vaccino, proprio il 1 gennaio nelle prime ore del nuovo anno. Anno nuovo, vita vecchia mi verrebbe da dire, contagi al massimo, ormai è piu’ difficile non essere contagiati dal virus Covid-19 , nostro compagno(non gradito) da quasi due anni. A ieri i contagiati in Italia risultavano essere oltre 1 milione, logico pensare che anche in ambito calcistico, ritroviamo le difficoltà di svolgimento dei campionati già incontrate soprattutto nel 2020! Intanto la serie C ha già deciso di rimandare di una settimana la ripresa dei campionati dopo la sosta invernale, ma basterà? Le nuove varianti rendono, molto piuù facile il contagio, anche se gli effetti spesso sono molto lievi, in particolare, per chi ha gia’ effettuato le dosi del vaccino, in particolare per chi ha già tre dosi, spesso si risolve tutto con l’equivalente di una influenza di stagione, cosi’ non si puo’ altrettanto dire chi per proprie ragione personale, ha preferito non procedere con la vaccinazione. Ovviamente, mi riferisco, alle evidenze scientifiche attuali, non c’è assoluta certezza, pare evidente , però che l’effetto del vaccino riduca sensibilmente l’effetto negativo del virus. In attesa di nuove disposizioni su come proseguiranno i tornei, è di nuovo tempo di calciomercato, iniziato ufficialmente oggi che ci terrà compagnia per tutto il mese di gennaio, mercato che soprattutto per le squadre delle serie minori sentirà l’influenza negativa di questa nuova ondata pandemica. In serie A, ufficializzati er ora due grandi colpi Ikone’ franco ivoriano acquistato dall’ambiziosa Fiorentina di Italiano, che vuole tornare a giocare le coppe europee e che terrà il proprio bomber Vlahovic, nonostante le allettanti offerte giunte e che giungeranno. Grande colpo del Verona che ha acquistato dalla Sampdoria Fabio Depaoli esterno di difesa, molto abile in fase di spinta, oramai un decano della nostra serie A nonostante sia ancora molto giovane(classe 1997). negli ultimi giorni del 2021 si è chiusa finalmente anche la farsa salernitana, una società che secondo le regole se rispettate, non doveva nemmeno iscriversi alla serie A, adesso ha un nuovo proprietario, per altro giovane e facoltoso, vedremo se sarà in grado di cambiare rotta, attualmente i granata sono ultimi con 8 punti ,ma una gara da recuperare, ci vorranno da subito molti nuovi innesti, perchè l’attuale rosa è la peggiore delle categoria. Vedremo, come questa ultima e le altre situazioni verranno, gestite, oramai anche nel calcio, con la pandemia, abbiamo iniziato a vedere a ragionare di calcio in modo diverso, anche se all’orizzonte si profila una nuova estate ricca di colpi di mercato strabilianti: Mbappe? Haaland? per loro certe situazioni paiono non essere applicabili…
Il titolo cinematografico degli anni ’50 dello scorso secolo, 1957 per la precisione(Dino Risi), con cui ho giocato per intitolare questo articolo, non vuole rimarcare una ulteriore crisi economica dovuta alla pandemia di Covid19, ma, solo sottolineare l’impoverimento tecnico ed anche di appeal cui il nostro campionato di calcio è ripiombato.
Gli addii nel giro di poche settimane prima di Romelu Lukaku , indiscutibilmente il miglior centravanti in attività al mondo(insidiato magari da Erling Haland del Borussia Dortmund), e notizia di ieri quello di Cristiano Ronaldo fra i migliori di sempre, capace alla sua età , ossia tra i 33 e i 36 anni di segnare 81 gol in serie A in 98 gare disputate, entrambi volati in Inghilterra nella ricca Premier League.
La Serie A non attrae più i grandi campioni, che preferiscono le ricche Inghilterra e Spagna, ma anche Germania e Francia che ci stanno superando, con i miliardari stranieri che preferiscono investire in questi territori.
Il nostro campionato, ne esce indubbiamente indebolito, soprattutto per quanto concerne l’attrattiva esterna, al di la’ delle simpatie o antipatie, una Juventus con Cristiano Ronaldo aveva interesse a prescindere di chi fosse l’avversario o di che competizione si parlasse, cosi come vedere all’opera un giocatore come Lukaku in grado di spostare gli equilibri di squadra da solo.
La riflessione deve essere fatta, sul come mai abbiamo tanta disparità con nazioni che, invece, qualche decennio fa erano molto indietro a noi: ricordo da bambino la stagione 1984-85, che ho citato già in altri articoli anche per esperienze dirette: i migliori al modo erano tutti in Italia il Napoli aveva Diego Armando Maradona, l’Internazionale Karl Heinz Rummenigge , l’Udinese aveva Zico , la Juventus Michel Platini , la Fiorentina Socrates questi e in quest’ordine a quel tempo erano considerati i 5 più’ forti calciatori al mondo e facevano dell’Italia non solo il campionato più’ bello del mondo, ma anche il più’ ambito dai calciatori. Nel corso degli anni futuri abbiamo continuato a fare incetta di fenomeni come Ronaldo all’ Internazionale e più’ di recente Cristiano Ronaldo giusto per citarne due fra i migliori di sempre.
…ma belli? Nel nostro campionato impoverito tecnicamente e sceso al quinto posto nelle gerarchie europee, dobbiamo aggrapparci alle idee di gioco, quelle indubbiamente non mancano, se i campioni abbandonano la Serie A, quest’anno in panchina sono rientrati allenatori in grado di far giocare a pallone le squadre e far divertire il pubblico con il materiale umano messo a loro disposizione. Il ritorno di Aurelio Andreazzoli , maestro di calcio, a Empoli, Maurizio Sarri alla Lazio che ha garantito un deciso salto di qualità ai biancocelesti, il ritorno di Mourinho in Italia e i ritorni di Spalletti e Allegri. I veri top player quest’anno li abbiamo in panchina; non basta è indubbio, ma per gli esteti può anche andare bene ,dobbiamo accontentarci di questo in attesa di poter tornare ad essere competitivi con inglesi, francesi, spagnoli e tedeschi sotto tutti i punti di vista.
Leggiamo sovente ” seguire il modello x oppure il modello Y”, ma la realtà è che siamo sempre tremendamente indietro, con stadi, pochi realmente adeguati, che si preferiscono rattoppare e ammodernare invece di costruirli ex novo, dotando la società di una fonte di guadagno autonoma: stadi di proprietà e non stadi comunali, dove dover pagare, magari, ingenti canoni di locazione agli uffici comunali. Stadi di proprietà, merchandising, diritti di sfruttamento del brand, diritti televisivi, Channel tv . Nuove risorse, nuovi introiti da investire, ormai il calcio è un azienda ed altrove sono stati più bravi a capirlo ed a sfruttare le potenzialità, anche con l’aiuto di leggi statali emanate per sfruttare al meglio le opzioni disponibili, realizzando di conseguenza posti di lavoro con benefici per l’intera comunità.
La ricetta è nota a tutti, vediamo se ci sarà anche la volontà di apparecchiare una tavola imbandita per un pranzo luculliano, o se dovremo accontentarci ancora una volta di un pasto frugale.
Con la PEC sopra riportata, si è chiusa lo scorso 8 aprile 2021 la mia esperienza di Agente di calciatori professionisti: Agente Fifa, Procuratore Sportivo o Procuratore di calciatori che dir si voglia. Esperienza durata quasi 14 anni ininterrottamente era infatti il 27 settembre del 2007 quando presso l’Hotel Ergife di Roma superai il difficilissimo esame di ammissione con il punteggio di 32 su 40 (18 risposte esatte e due errate).Ricordo la gioia immensa, una volta letto il risultato dell’esame: per tutti questi anni è stato un grande orgoglio per me l’iscrizione all’albo speciale della FIGC e della FIFA, unita solo al rammarico, di non aver mai fino in fondo sfruttato le possibilità che tale titolo mi dava!
Del calcio attuale , voglio essere solamente tifoso, troppi interessi e troppi soldi in gioco, non per niente resto un grande nostalgico degli anni 80′, il periodo più’ bello secondo me, oramai distante anni luce dal prodotto calcio che ci viene venduto ogni giorno, per fortuna, nonostante i numerosi aggiustamenti di regolamento, il lato agonistico è sempre tremendamente affascinante e le emozioni che ti regala una partita di calcio vissuta allo stadio: il profumo dell’erba appena bagnata, lo stadio che si riempie lentamente, gli striscioni, i cori, rimane l’ esperienza fra le più coinvolgenti mai vissute, il mio auspicio è di poter riassaporare quanto prima queste emozioni ora che la pandemia, pare , in via di superamento.
Da tempo avevo in mente di scrivere un articolo dedicato alle squadre della città di Verona, ma non trovavo un titolo appropriato, poi, semplicemente, ho deciso di intitolarlo come il nome della sua città, una città di provincia , seppur molto ricca, che incredibilmente vede protagoniste ben tre squadre di calcio tra i professionisti, una per ogni serie: Hellas(Verona) in serie A; Chievo(Verona) in serie B; Virtus(Verona) in serie C.
Verona è una città di circa 260 mila abitanti in Veneto, è attraversata dal fiume Adige , il secondo più’ lungo d’Italia, ed oltre che per lo sport è famosa in tutto il mondo per essere la città di Giulietta e Romeo i protagonisti dell’opera di William Shakespeare scritta alla fine del 1500; è inoltre nota per la famosa Arena : anfiteatro romano situato in pieno centro città, costruito intorno all’anno 100 è oggi il teatro all’aperto più grande del mondo ed ospita eventi molto importanti come concerti e rappresentazioni liriche dovute ad un eccellente acustica. Molto nota anche l’industria nel comparto dolciario, con i suoi famosi panettoni.
In questa città dove lo sport ha sempre rappresentato un elemento molto importante, negli anni passati si sono raggiunti i vertici dei rispettivo campionati anche con la pallacanestro e la pallavolo.
Tornando alle nostre tre squadre di calcio, rimanendo sull’attualità in questa stagione 2020-2021 ormai agli sgoccioli, che sarà sempre ricordata come la stagione della pandemia, con le partite giocate pressoché esclusivamente a porte chiuse, si sono distinte in modo positivo nei rispettivi campionati: l’Hellas in serie A ha raggiunto la decima posizione in campionato, una stagione che l’ha vista sempre nella parte sinistra della classifica, esprimendo un calcio concreto e valorizzando ulteriormente dei calciatori che ora saranno de veri uomini mercato, come Zaccagni, Faraoni e Dimarco per citarne tre. Il Chievo ha raggiunto i play off per la promozione in serie A, venendo eliminato solo ai tempi supplementari dal Venezia, che si giocherà la finale col Cittadella, (tutte compagini venete). La Virtus ha raggiunto i play off per la promozione in serie B, raggiungendo il secondo turno, nel primo turno era riuscita ad espugnare il Nereo Rocco di Trieste, nonostante 13 assenze nel gruppo squadra per positività al Covid 19, mentre nel secondo turno a Salò pur impattando per 1-1 ha dovuto lasciare il passo alla società del Garda meglio posizionata in classifica durante la stagione regolare.
L’Hellas Verona è la squadra principale della città, fondata nel 1903, assunse la denominazione di Hellas nel 1958, 30 stagioni disputate in serie A, con l’apice stabilito nella stagione 1984-1985 con la conquista dello scudetto sotto la guida di Osvaldo Bagnoli.
Il Chievo ha un origine molto antica fondato nel 1929 era la squadra dell’omonimo quartiere Chievo, nel corso dei decenni ha militato in tutte le categorie dalla terza categoria alla serie A, dove ha militato per 17 anni arrivando a disputare i preliminari di Champion’s League come miglior risultato. La svolta ci fu con l’acquisizione della squadra da parte della Paluani , la notissima industria dolciaria, per fare del Chievo una squadra “aziendale”, infatti per alcuni anni la denominazione fu PaluaniChievo, la società nel corso degli anni a piccoli passi scalo’ tutte le categorie fino al raggiungimento della massima serie.
La Virtus Verona è stata fondata nel 1921, e rappresenta il quartiere di Borgo Venezia, per moltissimi anni è stata protagonista dei campionati dilettantistici, negli ultimi anni la svolta con il primo campionato nei professionisti in lega pro seconda divisione disputato nel 2013-14 concluso con la retrocessione, per poi tornare in serie c nel 2018 dove il prossimo anno disputerà il suo quarto campionato consecutivo, l’apice della sua storia ,come precedentemente già accennato, è stato il decimo posto raggiunto in questo campionato di serie C, con l’eliminazione al secondo turno dei play off , dopo aver battuto nel primo turno in trasferta la Triestina.
Verona, può essere considerata senza dubbio la città del pallone almeno di provincia, nessuna altra città può vantare tre squadre nei campionati professionistici, e tre squadre che hanno raggiunto posizioni di vertice nei tornei di competenza, il risultato è indubbiamente frutto di serietà, impegno e competenza, il lato economico, fornito dalla ricchezza del territorio, è sicuramente importante, ma non sufficiente, se non investito con attenzione e professionalità.
Credo che il modello calcistico offerto dalla città di Verona, debba essere portato d’esempio, ma anche studiato e compreso, come in una realtà comunque di provincia , seppur importante, possono convivere tre club, tutti e tre in grado di ottenere ottimi risultati.
La pausa delle nazionali, ci impone un primo bilancio di questa stagione, la prima interamente pandemica , in attesa del rush finale. La Juventus, rappresenta, a mio avviso, la più’ grande delusione stagionale, ma a dire il vero più che di delusione parlerei di scommessa persa. Negli ultimi 9 anni erano arrivati altrettanti titoli nazionali, il grande lavoro lo aveva fatto Antonio Conte, forgiando un grande gruppo, conferendo una grande personalità ed un idea di gioco offensiva ben definita che è stata inculcata come un marchio di fabbrica nella rosa di squadra, in particolare nei cosiddetti ” senatori” che hanno, negli anni successivi, provveduto a tramandarla ai nuovi arrivati: calciatori altrettanto importanti e funzionali al progetto Juventus. Gli allenatori che si sono alternati in queste stagioni(Conte, Allegri, Sarri), non hanno fatto altro che gestire il gruppo, cosa per altro non semplice, ma non hanno mai pensato di stravolgere l’impianto di gioco e tecnico ormai collaudato e necessario per continuare a vincere, sono stati più che altro gestori del gruppo e i risultati sono stati dalla loro parte. Di Sarri, ad esempio, si è detto di non aver mai proposto quello che viene definito “sarrismo” il suo stile di gioco che lo ha reso celebre sia a Empoli che a Napoli, gioco votato all’attacco dove spesso non trova posto un ariete centrale, inoltre Sarri è poco propenso ai cambiamenti di formazione, se stanno bene, per lui giocano sempre gli stessi, difficilmente dei gregari hanno avuto spazio nelle sue formazioni. Di questa filosofia a Torino, non si è visto praticamente niente, ma Sarri da uomo navigato ed esperto, ha capito velocemente che per continuare a vincere, almeno in campionato, non era il caso di procedere con stravolgimenti di gioco e di uomini, ma limitarsi a gestire meglio che poteva il gruppo, e, nonostante un piccolo intoppo come una sostituzione di Cristiano Ronaldo a partita in corso, con tanto di chiarimento e riconciliazione tra le parti, è riuscito a vincere il nono scudetto di fila, staccando la Lazio alla ripresa del campionato dopo la sospensione per Covid. In questa stagione, dopo l’esonero dello stesso Sarri, a cui è stata fatale l’eliminazione da una strana Champion’s League , disputata ad agosto dopo la fine del campionato, si è deciso, frettolosamente di affidare la guida della prima squadra ad Andrea Pirlo, che solo due settimane prima era stato ingaggiato come allenatore della squadra U23 militante in serie C, che avrebbe rappresentato la prima esperienza da tecnico per lo stesso Pirlo. Invece all’ indomani dell’eliminazione per mano del Lione e dell’esonero di Sarri, venne deciso di affidare le redini della prima squadra direttamente a Pirlo promuovendolo dall’U23 che non aveva nemmeno iniziato ad allenare. In questa scelta la dirigenza, sperava di trovare quello che per il Real Madrid era divenuto Zidane, di Pirlo si è sempre detto mentre giocava che fosse già un “allenatore in campo”, questa è stata la motivazione principale per far propendere per questa soluzione e non perdere tempo a cercare alternative valide e più’ costose. Dal primo momento Andrea Pirlo, ha dimostrato di voler “rompere” con il passato imponendo le sue idee, ed inserendo da subito in prima squadra dei giovani provenienti dalla seconda squadra. Un taglio nettissimo con il passato, ricorderete infatti nelle gestioni del quasi decennio precedente, anche i nuovi acquisti, con eccezione magari di Cristiano, venivano inseriti gradualmente nello scacchiere bianconero: da subito si è intuito che la squadra avesse perso lo smalto delle annate precedenti, e se inizialmente l’estro dei campioni è riuscito a mascherare, queste difficoltà, man mano che procedevano le partite si è capito che la Juve di Pirlo, non sarebbe stata in grado di continuare la striscia di vittorie in campionato, tra l’altro sarebbe stato il decimo scudetto di fila, un record a cui la dirigenza teneva particolarmente . Involuta, con un gioco non all’altezza e tutti i giovani utilizzati, che non si sono praticamente mai distinti, possiamo parlare di scommessa persa da parte dei dirigenti, se poi parliamo dell’eliminazione agli ottavi di finale di champion’s league per mano del Porto il quadro è completo, Sarri per molto molto meno è stato allontanato. La dirigenza, dice di voler insistere con Pirlo, che il progetto è appena agli albori vedremo, certo che per adesso è davvero fallimentare, se prima la barca andava da sola come radiocomandata, adesso è del tutto arenata e non riesce a disincagliarsi, chissà se con la finale di Coppa Italia, riuscirà, almeno, a riprendere il mare…
…Maradona è megl’ e Pelè… Questa popolare canzoncina, ha accompagnato per anni, e probabilmente lo fa ancora, i milioni di napoletani sparsi per tutto il mondo e non solo loro, nacque negli anni’80 dopo l’arrivo nella squadra azzurra del miglior calciatore al mondo Diego Armando Maradona nel luglio del 1984. Ricordo nitidamente quel periodo, trascorrevo come tutti gli anni della mia gioventù l’estate sulle spiagge di Marina di Carrara, prima delle interminabili partite di pallone sulla spiaggia e di un tuffo nel mare, era d’obbligo la lettura del Corriere dello sport, che ormai, nonostante avessi solo 9 anni, acquistavo autonomamente: già allora “malato di calcio” divoravo con avidità le notizie che riguardavano il calcio mercato, con la possibile composizione per la nuova stagione delle rose, ero inoltre diciamo così “parte in causa” , la mia squadra del cuore l’Avellino si apprestava nella stagione 1984|85 a disputare il suo settimo campionato di serie A consecutivo. La trattativa Maradona-Napoli, non vi nego mi colse di sorpresa, ne credevo potesse andare a buon fine, certo parlavamo del Napoli una società di grandissime tradizioni, una città grande e meravigliosa, e, al tempo, con lo stadio più grande d’Italia il San Paolo capace di ospitare fino ad 85.000 spettatori, con un presidente molto ambizioso quale Corrado Ferlaino, tuttavia nella stagione precedente il Napoli si era classificato al 12° posto in classifica piazzandosi davanti alla Lazio e dietro all’Avellino centrando così la salvezza ed erano alcuni anni, ormai, che non lottava per i vertici della classifica. Questo era il clima, ma nonostante ciò quell’estate Diego Armando Maradona, il più forte calciatore del mondo, lasciò il Barcellona per trasferirsi al Napoli per 13 miliardi di lire.
L’arrivo di Diego a Napoli, andò ben aldilà dell’aspetto sportivo, o meglio l’aspetto sportivo fu il mezzo uno straordinario strumento maneggiato da centinaia di migliaia di persone, capace di scardinare tanti pregiudizi e di far riemergere nella popolazione l’orgoglio di essere napoletani, un termine quest’ultimo non più sinonimo di cose negative, ma invece portatore di gioia, rispetto, positività: partì un grande sentimento di rivalsa per la gente di Napoli. Certo tutto passò dal campo da gioco, dalle magie di Maradona, e dalla crescita lenta, ma costante della squadra, gli esordi nel 1984 non furono semplicissimi, nonostante accanto a Diego fossero arrivati altri ottimi elementi per far crescere il tasso tecnico come Salvatore Bagni, la prima annata non portò grandissime soddisfazioni, ma tanto entusiasmo quello si, e pose le basi per i grandi successi degli anni a venire.
La prima volta che vidi giocare dal vivo Diego Armando Maradona, fu nell’estate del 1989 gara amichevole: presso lo Stadio Partenio di Avellino si disputò Napoli- Racing Avellaneda squadra argentina (di questa gara conservo ancora il tagliando che all’ingresso mi fu strappato orizzontalmente e che vi mostro), che schierava tra i pali Ubaldo Fillol, portiere campione del mondo con l’Argentina ai campionati del mondo del 1978. Quella sera lo stadio Partenio era esaurito, erano presenti circa 40.000 spettatori quasi tutti provenienti dal capoluogo campano. Il Napoli si stava preparando per affrontare il campionato, che poi avrebbe vinto portando in dote il secondo scudetto, erano in campo tutti i titolari, ricordo in porta il compianto Giuliano Giuliani , e c’era ovviamente Maradona che giocò una grande partita, segnando una rete, ricordo i ritmi altissimi pur essendo un amichevole, il Napoli entusiasmò tutti noi presenti, in modo particolare i suoi tifosi ed alla fine vinse con il punteggio di 4-1.
La prima volta non si scorda mai, e sicuramente avrò sempre negli occhi le incredibili giocate di DAM nella gara amichevole di fine estate 1989; dirò di più, in generale penso di essere stato un privilegiato ad aver avuto la fortuna di poter vedere dal vivo le giocate di questo grande campione, è sicuramente qualcosa che mi ha arricchito molto personalmente e sono ricordi che custodisco con orgoglio ed un pizzico di malinconia dentro di me.
Di ben altro tenore fu il match in cui ebbi, ancora una volta, la possibilità di ammirare Diego Armando Maradona dal vivo, è il 30 giugno 1990 , il Napoli ha ormai conquistato il titolo di campione d’ Italia, e l’attenzione quell’estate si sposta sui campionati del mondo di calcio che si disputano in Italia.
Italia ’90 , riuscii a vedere tre partite dal vivo, purtroppo nessuna dell’Italia, ma fu comunque una bellissima esperienza , soprattutto nei miei ricordi di 15 enne, di grande gioia, condivisione e fratellanza con i tifosi di tante nazionalità diverse: la prima partita a cui assistetti fu Austria – Cecoslovacchia nel girone eliminatorio , le due nazionali erano nel girone dell’Italia il match si gioco’ a Firenze, successivamente vidi a Genova l”ottavo di Finale fra Eire -Romania terminato con la vittoria ai rigori dell’Eire futuro avversario dell’Italia ai quarti ed infine di nuovo a Firenze il quarto di finale tra Argentina e Jugoslavia. Furono match interessanti anche sotto il piano politico: la Cecoslovacchia era ancora una nazione unica, la Romania si era da poco liberata dalla dittatura comunista di Ceausescu, la Jugoslavia era ancora unita prima della frantumazione iniziata nel 1991, fu quella anzi l’ultima partita della Jugoslavia unita ad una grande manifestazione calcistica internazionale, infatti nel 1992 seppur qualificata rinuncio’ alla partecipazione ai campionati europei, al suo posto venne ripescata la Danimarca che incredibilmente si laureò campione d’Europa.
Tornando a quel 30 giugno 1990, quel giorno Firenze era avvolta dalla morsa di un caldo asfissiante, c’erano infatti ben 40 gradi e c’era una forte umidità tale da rendere molto faticoso anche il solo respirare. Quel giorno allo stadio Comunale (a quel tempo non era ancora stato intitolato alla memoria di Artemio Franchi) scattai alcune foto dalla mia postazione sugli spalti con la mia macchinetta fotografica con il rullino, per preservare il ricordo di quella partita e che vi mostro prima di continuare il racconto dei miei ricordi, in sequenza vedrete: l’ingresso delle formazioni sul terreno di giuoco, una porzione di stadio (curva Fiesole e tribuna laterale), una fase di gioco ed ,infine, il rigore calciato da Diego Armando Maradona (la qualità di quest’ultima foto purtroppo è condizionata dal riflesso del sole che stava tramontando).
Oltre al gran caldo ed ai colori e alla festa del tifo argentino, ricordo che fu una partita molto tattica, nell’Argentina c’era Maradona è vero, ma sul fronte opposto giocavano Dragan Stojkovic considerato il più’ forte giocatore d’Europa, Dejan Savicevic che avrebbe vinto tutto a livello di club con il Milan di Silvio Berlusconi, e Robert Prosinecki. Maradona non giocò in vero una gara memorabile, il clima afoso condiziono’ tutti, l’incontro termino’ a reti inviolate dopo 120′, quindi la gara si decise ai calci di rigore, Maradona calcio’ male e debolmente il suo permettendo la parata al portiere slavo, nonostante ciò la squadra dell’America del Sud riesci ad arrivare alle semifinali dove avrebbe incrociato l’Italia a Napoli…
Questi i miei ricordi diretti ed indelebili di Diego Armando Maradona, ed è così che voglio ricordarlo come calciatore e come uomo, che con il piglio dei più illuminati condottieri ha saputo guidare chiunque si identificasse in lui indipendentemente dalle divisioni geografiche, al riscatto sociale, all’uscita dall’emarginazione, al superamento di tanti stupidi pregiudizi; ma soprattutto con le sue giocate incredibili ha saputo donare tanti momenti di gioia e serenità dove erano realmente necessari.
Dopo tanti anni, in questa stagione per quanto riguarda il campionato di Serie A, assistiamo ad un avvincente e sostanziale equilibrio in classifica: certo siamo solo alla quinta giornata, ma per adesso regna un sostanziale equilibrio, figlio di battute a vuoto a volte anche inpronosticabili, di formazioni accreditate per essere assolute protagoniste.
Il Milan, in questo momento sta svolgendo la parte del leone , primo posto in classifica, respirando aria di alta classifica come non succedeva da anni, ma subito dietro molte squadre in 3 punti. Un prima chiave di lettura per la classifica cosi’ corta, è senza ‘altro dovuta alla congestione del calendario, dovuta alle vicissitudini pandemiche, la stagione è iniziata a fine settembre, e subito si sono susseguiti impegni di campionato , coppe europee e soprattutto nazionali: ne è un esempio lampante l’Atalanta, grande protagonista la scorsa stagione e quest’anno in cinque gare ha subito due battute d’arresto piuttosto clamorose la prima dopo la prima sosta per le nazionali, con la maggior parte dei suoi giocatori arrivati di giovedì’ da ogni parte del mondo e il sabato sconfitta nettamente a Napoli per 4 a 1 , Napoli che invece come ricorderete, veniva da un lungo periodo di inattività causa Covid, che aveva visto la squadra campana, rinunciare alla trasferta contro la Juventus (con la conseguente sconfitta a tavolino e 1 punto di penalizzazione come da regolamento) con i propri tesserati costretti all’isolamento e a rinunciare alle rispettive nazionali; la seconda dopo la prima gara in trasferta di coppa dei campioni in Danimarca , vinta per altro nettamente di mercoledì, ma il sabato in campionato è stata sconfitta nettamente in casa dalla Sampdoria (che non gioca le coppe) per 3 a 1.
Un seconda chiave di lettura, puo’ essere data dal Covid, e dalle regole dettate dal protocollo FIGC sull’attività agonistica nei campionati professionistici. I calciatori, sono continuamente monitorati, sottoponendosi costantemente ai controlli mediante i famosi ” tamponi” ed ovviamente in caso di positività sono costretti a fermarsi fino alla negatività. il Covid non fa sconti a nessuno, mentre scrivo Cristiano Ronaldo è in isolamento risultato positivo durante la sosta delle nazionali, quindi ormai da due settimane, ad inizio stagione era toccato a Zlatan Ibrahimovic . Il protocollo prevede che per affrontare una gara di campionato è sufficiente avere a disposizione 13 calciatori “sani” tra quelli inseriti nella lista fra cui almeno un portiere, e che ogni società, nell’arco della stagione ha la possibilità di chiedere una sola volta il rinvio della gara nonostante la negatività di ,appunto, almeno 13 calciatori come detto (il Genoa ha fruito di questo diritto optando per il rinvio della gara col Torino vista la positività nel gruppo squadra di molti elementi, più di recente anche il Palermo ha optato per il rinvio di una gara di campionato in serie C). Siamo solo alla quinta giornata, c’è da pensare, che con l’escalation di contagi che abbiamo da alcuni giorni , il mondo del calcio sarà sempre più colpito , con la possibilità di ribaltare i valori effettivi delle rose, per questo motivo, paradossalmente, sarà un campionato molto interessante, dove difficilmente si vedrà prevalere nettamente un team piuttosto che un altro, sempre , ovviamente, atteso che la stagione non si fermi temporaneamente, come era successo lo scorso anno o addirittura si decidesse di concluderla in anticipo!
Pandemia a parte, la squadra, a mio avviso, più completa per la vittoria finale è indubbiamente l’Internazionale, che seguendo la crescita costante degli ultimi due anni, per questa stagione ha allestito una rosa davvero competitiva, su standard qualitativamente eccellenti in ogni reparto, facendone la favorita numero uno per lo scudetto, l’unico punto debole, se cosi può’ essere definito, potrebbe essere quello del portiere dove dopo tanti anni da assoluto protagonista Handanovic, dimostra di aver perso un pochino della sua storica brillantezza, dovuta soprattutto al trascorrere degli anni: stiamo parlando di un calciatore di 36 anni, rimane comunque molto affidabile.
La sorte avversa continua a bersagliare il talento di Nicolo’ Zaniolo, il fuoriclasse della Roma ha subito un altro gravissimo infortunio, al ginocchio diverso rispetto a quello dello scorso campionato, anche quest’anno sarà costretto a giocare solo una piccola parte della stagione , con i campionati europei nuovamente a rischio. Secondo il mio parere , tenuto conto che non potrà tornare a giocare prima di marzo, un opzione importante e valida per restituirlo al calcio giocato senza frenesie e ricadute, potrebbe essere quella di prestarlo per la seconda parte della stagione allo Spezia, la squadra della sua città, dove è cresciuto e dove vivono i genitori Igor e Francesca e la sorella Benedetta: lo Spezia gioca in serie A, e per Nicolo’ sarebbe ,a mio avviso, la soluzione ideale in un ambiente che conosce bene, seguito dalla sua famiglia, mettersi alle spalle il secondo grande infortunio della sua carriera ,giocare le ultime gare della stagione a casa sua per riproporsi più forte e combattivo che mai per la nazionale e per la stagione successiva con i giallorossi. Inoltre, questa soluzione, avrebbe indubbiamente un connotazione “romantica” con Nicolo’ che vestirebbe la maglia degli aquilotti come suo padre Igor Zaniolo prima di lui.
Ultima nota, per il pubblico nei campi sportivi: per quanto io stesso soffra tremendamente a non poter andare ad assistere alle gare , trovo giusto per contenere il propagarsi del virus, l’assenza dei tifosi sugli spalti, nonostante il calcio è effettivamente dei tifosi, e senza il loro calore ed il loro colore negli stadi non è affatto la stessa cosa. Di recente è stato ammesso l’ingresso di un numero esiguo di spettatori, pubblico spesso selezionato dalle stesse società, a mio avviso in questa fase cosi delicata sarebbe il caso di chiudere l’accesso agli impianti anche a questa fetta di tifosi seppur molto ridotta, spesso nonostante le raccomandazioni, non sono stati in grado di rispettare le norme di sicurezza, in particolare del distanziamento sociale creando situazioni potenzialmente molto pericolose.