OTTOVOLANTE

otto volante ( approfondimento) m sing

  1. talvolta futuristica, è un’attrazione da luna park costituita da un trenino su rotaie sopraelevate che percorre un tracciato fatto di salite ripidissime e di discese veloci e vertiginose oppure da cabine a distanzaattorno ad una ruota che può porsi obliquamente, in orizzontale ed anche in verticale e che si esibisce in vorticosi giri nei parchi dei divertimenti l’otto volante moderno è forse l’attrazione per cui serve più coraggio.

Nei giorni scorsi sono stato nella città di Livorno, città bellissima e storica, anche se oggettivamente poco curata: grande tradizione marinara ,militare e commerciale, basti ricordare l’accademia militare che ha formato e forma tuttora chi decide di intraprendere la carriera militare in ambito navale; il porto commerciale e turistico fra i più importanti dell’intero Mar Mediterraneo; grande tradizione gastronomica pensiamo al famoso “cacciucco” ; centro culturale ed artistico di prim’ordine basti pensare che Livorno a titolo di esemplare è la città di Amedeo Modigliani.

Livorno è anche calcio di grandi tradizioni , che ha visto la squadra militare a lungo in serie A in vari periodi storici, dando al mondo del pallone grandi campioni due fra tutti Armando Picchi perno della Grande Inter, cui è dedicato lo stadio della città, e più di recente Cristiano Lucarelli. Da due decenni il Livorno calcio e’ gestito da Aldo spinelli, già in precedenza proprietario del Genoa, con grandi interessi in città in ambito portuale, a Spinelli presidente, comunque non particolarmente amato, sono legati numerosi successi della squadra amaranto, raccolta in serie c e portata a disputare le coppe europee. La storia recentissima, vede il Livorno che sta concludendo il campionato di serie B, ripreso dopo l’interruzione dovuta al propagarsi del Covid 19, relegato all’ultimo posto in classifica, con 6 giornate ancora da disputare ed un ritardo dalla quintultima di 15 punti, oramai la retrocessione in serie C pare inevitabile, seppure non ancora certa. Il giocare a porte chiuse senz’altro non aiuta, il pubblico livornese è sanguigno e molto passionale, capace di contestazioni durissime, ma anche di trascinare letteralmente i giocatori tanto in casa quanto in trasferta con la loro carica: in questo periodo non poter andare allo stadio e dover seguire da casa le difficoltà della propria squadra del cuore, acuisce un senso di rabbia e frustrazione. Da tempo il patron Spinelli ha manifestato dopo tanti anni , la volontà di disimpegnarsi dalla guida della società. Recentemente è fallita una trattativa che sembrava molto ben avviata con un imprenditore libanese, a questo punto l’auspicio è che l’amministrazione comunale con in testa il sindaco si faccia promotrice, direi quasi sponsor per mettere in contatto cordate di imprenditori seri realmente intenzionati a fare calcio a Livorno, la famiglia Spinelli sono certo in caso di bisogno, si farà carico dell’iscrizione al campionato anche in serie C della squadra ma senza rinnovare i fasti del passato e con scarso entusiasmo, considerando al capolinea la loro esperienza.

Spostandoci di circa 500 km verso sud, ma non di categoria di campionato, troviamo una città con entusiasmo diametralmente opposto, siamo nella regione del Sannio, nell’entroterra campano dove troviamo una città di circa 60mila abitanti: Benevento.

Il Benevento calcio, ha compiuto una cavalcata straordinaria, assolutamente non interrotta dalla lunga pausa a causa della pandemia, ha raggiunto l’aritmetica certezza di disputare il prossimo campionato di serie A, nonché l’aritmetica certezza della prima posizione in classifica, con ben sette giornate di anticipo, mantenendo una media punti impressionante e sempre costante per tutto l’arco della stagione, guidata da un grande e rilanciato( come allenatore) Filippo Inzaghi. Programmazione e investimenti hanno fatto si che a distanza di due anni, dalla prima e fino a ora unica esperienza in serie A, della squadra sannita, si potesse trionfalmente tornare nella massima serie , con prospettiva questa volta di rimanerci, evitando gli errori commessi in passato con la prospettiva di poter avere a disposizione un budget molto importante per la costruzione della “rosa” per la prossima stagione agonistica. Pensate che il Benevento nella sua storia ha disputato il primo campionato di serie b solamente nella stagione 2016-2017, in precedenza aveva giocato solo in serie c (molto a lungo) e nelle categorie dilettantistiche, sfiorando la promozione in serie B nel 1983.

Il gioco del calcio può’ essere analizzato sotto numerosi aspetti, indubbiamente ha una grande valenza anche sociologica e antropologica, ed è metafora della vita e delle sue numerosi sfaccettature ed impersonificazioni. Numerosi esempi si sono succeduti soprattutto negli ultimi 30 anni, dove la fantasia e il coraggio, ma anche lungimiranza, programmazione e capacità personali anche senza l’ausilio di ingentissimi capitali, hanno trovato sbocco e appagato e soddisfatto ambizioni personali e poi di conseguenza diffuse.

Quest’ultima è una delle cose, che mi affascinano di più’ al di la’ del tifo sano, l’appassionarsi con simpatia a determinate realtà, che non hanno alle spalle grossi capitali , grosse strutture o grossi bacini di utenza, ma col tempo, con le capacità e l’intelligenza di proprietari e dirigenti, riescono a scalare i vertici del calcio ed arrivare a competere, senza snaturarsi, con le realtà più ricche e blasonate, vari esempi si rincorrono, pensiamo all’Empoli cittadina industriale alle porte di Firenze che è arrivata a disputare le coppe europee, o paesini come Castel di Sangro di poche migliaia di anime che ha disputato due campionati di serie B, senza tralasciare la leggendaria impresa del Verona di Osvaldo Bagnoli campione d’Italia nel 1985, ma quella che ricordo sempre, per ora, con maggiore ammirazione è la favola del Chievo, nata come squadra aziendale voluta dal suo patron, notissimo produttore di panettoni, la società di un piccolo quartiere di Verona giocava stabilmente nei campionati dilettantistici fino agli anni ’80 dello scorso millennio, poi piano piano sempre badando principalmente al bilancio, il giocattolo Chievo ha iniziato la sua scalata, disputando vari campionati di serie C, poi sempre più’ su fino a disputare 17 campionati in serie A! Una grande peculiarità del Chievo, dalla serie C, fino ai primo campionati di A, fu quella di confermare sempre in blocco i giocatori più rappresentativi, in un ottica che potremmo definire quasi “aziendale” o “aziendalista” in linea con l’indirizzo della proprietà, dando un indubbio vantaggio per l’ambientamento dei calciatori nuovi arrivati che andavano ad arricchire l’organico .

Il calcio come la vita è una grande giostra c’è chi sale e chi scende, la storia ci e mi ha insegnato che è una questione di cicli, il tifoso che ora è rattristato dalle sorti negative della squadra che ama, può pensare solo in positivo per il futuro, magari non prossimo, ma alimentare questa speranza e poi piano piano trasformarla in certezza fino a farla diventare realtà, non fa che far aumentare a dismisura l’amore per questo sport sempre più metafora della vita.

Un pensiero riguardo “OTTOVOLANTE

  1. Come sempre ben scritto, di piacevole e scorrevole lettura ma della “nostra” amata Carrarese ne vogliamo parlare?! Sicuramente il cuore farà la differenza, da rimanere senza fiato come sulle “montagne russe”

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