La morale del calciomercato è morale?

Come sapete, sono nato nel 1975, ho quindi 42 anni, seguo il calcio dal 1982 dal settembre 1982 : si non seguii con particolare interesse i mondiali che ci videro trionfare per la terza volta, di cui ho nitidi ricordi solamente dei festeggiamenti per le piazze e le via di Marina di Carrara, dove vivevo al tempo.

Gli anni ’80 , quelli a cui sono più’ legato: campionato italiano d’élite a sole 16 squadre le più’ forti del panorama nazionale , due stranieri per squadra, grandi campioni e beniamini( bandiere ) dei sostenitori che si identificavano in loro. Grandi colpi allora miliardari ,di un calciomercato molto più intenso che si esauriva nella prima metà di luglio e poi si pensava al precampionato, la Coppa Italia con il girone a 5 squadre e a metà settembre l’inizio del campionato, allora si,  più bello del  mondo.

Nel corso degli anni, il calcio si è enormemente evoluto, vuoi per le innovazioni sul piano tattico: dalla fine degli anni ’80 con l’avvento in serie A di Arrigo Sacchi, vuoi negli anni ’90 con l’introduzione delle Pay tv, e quindi con la possibilità di godere dello spettacolo calcio comodamente seduti sulla poltrona di casa.

Sono stati immessi nel sistema una pioggia di milioni  (prima miliardi), aumentando le differenze ” sociali” fra i club di maggior richiamo, rispetto a quelli cd minori, togliendo , di fatto, la possibilità a tante sane e belle realtà, di competere costantemente per i vertici; al cosiddetto “calcio moderno”  non sono affatto affezionato,( sarò anche antico, ma ho sempre nostalgia degli anni ’80 e sono certo che chi li ha vissuti, ricordandoli prova le stesse emozioni) cio’ nonostante ne rimango grande fruitore amando questo sport, che quantomeno riesce ancora ad emozionarmi a farmi soffrire(molto) e talvolta gioire.

Questo lungo preambolo, per dire , che oramai è terminato il tempo dell’indignazione davanti a transazioni economiche  incredibili per la compravendite delle prestazioni sportive di un atleta e per il relativo ingaggio, siamo arrivati a cifre incredibili e folli, ma che oramai vengono accettate perché il sistema ti porta a farlo. Parliamo degli ingaggi delle prime divisioni delle leghe ( Serie A, Liga, Bundesliga, Ligue 1, Premier League Inglese, Russia ,Chinese Super League e poche altre leghe), la cosa non riguardo le serie inferiori, salvo casi isolati.

In questo contesto i 222 mln di euro di clausola risolutiva per il trasferimento di Neymar dal Barcellona, al meno titolato ma più’ ricco PSG, non gridano più di tanto allo scandalo,  certo rapportata alla realtà in cui le persone normali devono vivere, possono venirci in mente 222.000.000 di cose che si potrebbero fare con una cifra del genere , come cercare di dare un avvenire a tanti giovani come Neymar ( a cui stato proposto un ingaggio netto di 30 mln di euro l’anno per cinque anni di contratto), che pur ne avrebbero le doti ma che invece ristagnano in situazioni di incertezza.

Il su-elencato è l’acquisto Top , fino a questo momento della storia del calcio, ma vediamo che soprattutto in Inghilterra avvengono compravendite di calciatori di valore medio o comunque di grande prospettiva a cifre elevatissime, 60-70 -80 milioni di euro con grande disinvoltura, tutto effetto della rilevanza in questi paese del prodotto calcio dove i network offrono cifre iperboliche per assicurarsi i diritti poi  stadi di proprietà , intelligente marketing e merchandising fanno il resto.

Fenomeno sociale o no, questa mancanza di moralità nelle transazioni calcistiche , oramai sembra del tutto superata e accettata in nome dello spettacolo e del profitto: i tifosi sono sempre più numerosi e sempre più coinvolti nella vita delle società , le quali hanno ricavi che nei mitici anni’80 erano assolutamente impensabili ( potevi contare sugli abbonamenti e gli incassi delle partite) , ed infine i calciatori idolatrati come vere e proprie star e con ingaggi stratosferici.

 

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