In questi ultimi tempi mi sono dedicato alla lettura di biografie e di cronistorie di periodi calcistici che ho avuto la fortuna di vivere da bambino e che più di tutti mi sono rimasti nel cuore, un modo per riordinare i miei ricordi , e per fare fare un salto indietro nel tempo verso un calcio che non c’è più ( sic!), ma che sovente torna prepotentemente nei miei ricordi come il più bello ed identificativo da me vissuto.
Cosa c’ era di tanto diverso e di più bello rispetto ad oggi? Sicuramente non la tattica , la rivoluzione calcistica esplosa grazie al calcio totale di Arrigo Sacchi nel Milan è figlia della fine di quel periodo e segna forse l’ inizio del calcio “Moderno”, col successivo allargamento delle società che possono partecipare alla Serie A , l’ aumento a tre calciatori non italiani tesserabili e che presto porteranno ad una invasione di stranieri nei nostri campionati ,e, nei primi anni ’90, l’ arrivo delle prime pay TV che offrono uno spettacolo serale direttamente dalla poltrona di casa , garantendo enormi introiti alle squadre con maggior bacino di utenza , aumentando quindi la disparità economica con le “piccole” . Da quel momento in poi i fenomeni Cagliari, Verona e Sampadoria non si sono più ripetuti : dal 1991 in poi Lazio, Juventus, Roma, Milan e Internazionale si sono spartiti i titoli nazionali assegnati.
Io sono nato nel 1975 , mi sono ammalato cronicamente di questo sport nella stagione 1982-83 , quella post mondiale ’82, che in verità seguii con scarso interesse! Qualche riga su, accennavo a delle diversità, bhe’ in serie A giocavano solo 16 squadre , LE MIGLIORI, era un campionato di ELITE. Le rose erano ristrette in panchina andavano 5 giocatori , solo due stranieri tesserabili . Sugli stranieri , si dovrebbe scrivere una storia a parte, le frontiere calcistiche erano state riaperte , solo per la serie A, nel 1980 , e da allora arrivarono si grandissimi campioni conclamati in tutto il mondo( Maradona, Zico, Rummenigge, Platini), ma anche calciatori ” esotici” che hanno dato , poi adito, a facilissima ironia!
Ad ogni buon conto, i serie A giocavano i migliori, e noi bambini del tempo , con il fedele album calciatori Panini , compagno di tutti i pomeriggi dopo la scuola , ci identificavamo nei nostri beniamini , veri e propri eroi ai nostri occhi, professionisti esemplari attaccati alla maglia e ben lontani da vezzi mediatici odierni . I numeri erano consecutivi , non c’ erano maglie personalizzate, il 10 era il sogno ,l’estro , la fantasia liberata dai rigidi schemi :Maradona , Platini, Antognoni .
Tutti gli incontri si giocavano in contemporanea la domenica pomeriggio ed era un rito al quale tutti eravamo piacevolmente abituati, dopo il pranzo domenicale accendere la radio ed ascoltare le radiocronache delle partite, e poi aspettare con trepidazione le 18 per l’ immancabile appuntamento con Paolo Valenti e il suo 90 minuto , in quelle poche ore di attesa si concentravano un miscuglio di emozioni con la prevalenza del desiderio di vedere le azioni o i gol così bene descritti alla radio. Sensazioni che oggi potrebbero suonare strane , o addirittura incomprensibili , per i lettori più giovani , abituati a vedere le partite in diretta in ogni luogo anche sul proprio telefonino , ma vi garantisco che ho tanta nostalgia della magia di quelle domeniche che non sono più riuscito a ritrovare.
Il calcio è passione e vita per me e lo sarà sempre , una certezza incrollabile , però , vedere spesso le esasperazioni e i comportamenti di certi, molti, calciatori oramai non solo atleti , ma VIP a tutti gli effetti , il voler mettere in mostra la loro immagine innanzitutto con buffe capigliature , innumerevoli tatuaggi , strane è sempre più ” ricercate ” esultanze , mi fa montare sempre più spesso quella nostalgia canaglia anni 80 ,dove si correva verso i tifosi braccia al cielo , dove si onorava quella maglia senza troppi fronzoli con un numero di stoffa cucito addosso , maglia che per tutta la stagione diventava , una sorta di seconda pelle , e che ,noi tifosi piccoli e non , identificandoci in essa sostenevamo con grande orgoglio.